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Sono i Divi a fare un Festival o sono i Film?

28/07/2014 | News
Sono i Divi a fare un Festival o sono i Film?

Potremo anche dire che forse è il Festival a creare i divi, almeno per i cinefili accaniti che, folgorati da una visione imprevista, si innamorano di un attore o di un regista poco prima sconosciuto. Ed è così che un film, tanto quanto un festival che ha avuto il coraggio o l'intelligenza di metterlo in cartellone, formano il divo, lo plasmano lì sul momento, anche se sarà una celebrità di nicchia, per quelle poche (fortunate) persone che lo hanno visto in azione.

Venezia 71, edizione ricca, ma c'è chi sottolinea lo sia solo per gli addetti ai lavori, per chi nel mondo del cinema ci bazzica 365 giorni all'anno e così i volti per il pubblico di massa rimangono davvero pochi e, per la maggior parte, italiani.

E' già capitato l'anno scorso di assistere, per la passerella di Tracks di Curran, a scene in cui il pubblico, al passaggio di Mia Wasikowska e del regista, si chiedesse quando passassero i 'famosi' e, dopo aver capito che quello era il cast principale, allontanarsi sconsolati.

Guardando il programma di quest'anno con un occhio non cinefilo forse, davvero, per il pubblico ci sarà solo un Al Pacino, una Jennifer Aniston o una Emma Stone, piuttosto che un Andrew Garfield, dopo aver però spiegato con attenzione che è 'quello di Spider-Man'. Ma per chi il cinema lo vive per lavoro di star ce ne sono, eccome.

Magari non si riesce ad associare subito il volto al nome, ma sono sicura che il pubblico quando li vedrà, finirà per associarli a qualche film visto recentemente. Una lista? Imogen Poots nuovo volto britannico e frizzante che avrete visto in Non buttiamoci giù assieme a Toni Collette (presente anche lei con Box Trolls accanto ad Elle 'Aurora di Maleficent' Fanning) e a Pierce Brosnan, Owen Wilson che se non lo avete viste nelle miriade di commedie lo avrete visto nella pubblicità del Crodino, la certezza James Franco, Michael Keaton primo volto di Batman e di Beetlejuice, Ethan Hawke, Viggo Mortensen direttamente dalla Terra di Mezzo de Il signore degli Anelli dove faceva Aragorn, Bill Murray di Ghostbusters, Billy Eliott Jamie Bell. E questi solo per citare i più celebri con i film che probabilmente il grande pubblico conosce.

Potenzialmente dunque, la 71esima Mostra d'Arte cinematografica potrebbe risultare una delle edizioni con più celebrità (se si presenteranno tutte) bissando il 2007 dove, però, le star erano tutti nomi super celebri, di quelle personalità verso le quali accanto al nome non occorreva sciorinare la loro intera filmografia per farsi capire.

Eppure certi grandi nomi della vigilia mancano e, se da una parte i film non erano conclusi in fase di post-produzione, dall'altra è interessante fare un discorso più ampio e tecnico che riguarda il mercato del cinema. Lo stesso Barbera ha detto che film come quello di Fincher o P.T. Anderson hanno scelto altri lidi proprio perché diretti più ad un pubblico americano che europeo-italiano.

E se fosse questa la direzione che molti studios stanno prendendo a causa anche di una distribuzione, sicuramente migliorata, ma ancora claudicante, che ottengono  molte pellicole? Se il film viene mostrato ad un Festival, ma poi vede la luce nelle sale parecchi mesi dopo (se esce), forse allora la produzione ci pensa due volte a mostrarlo in un paese dove uscirà dopo parecchio tempo. Sicuramente questa è solo un' ipotesi, ma da considerare dopo la scelta di far uscire in Italia, troppo tardi, i Guardiani della Galassia (fine ottobre) quando in tutto il mondo lo vedranno già dalla prossima settimana.

Che il mercato italiano sia poco allettante anche dal punto di vista del pubblico? Può darsi, alcuni film si sa che non sono per un pubblico di massa e allora si decide di puntare solo il mercato locale americano, tranne quando, alcune coraggiose case di distribuzione  decidono, lottando con le unghie e con i denti, di portarlo anche in Italia o in poche copie o, almeno, in homevideo.

Stiamo vivendo un periodo in cui le pellicole implodono su loro stesse, si replicano, vivono di sequel e reboot, dove la fantasia è relegata ad un cinema indipendente che non riesce a spingersi oltre i confini per abituare anche un pubblico più ampio ed universale ad un certo tipo di visione, lasciando i cinefili, da soli, a scoprire pellicole preziose e grandiose, senza poter condividere il piacere con chi, il cinema, lo vive solo e semplicemente come un divertissement.

Ma allora ben vengano line up come quella del Festival di Venezia che mette insieme generi e paesi diversi, che permetterà ad un pubblico che, attratto dal prestigioso nome della Mostra d'Arte Cinematografica, perché sempre di Mostra d'Arte si tratta e non solo di glamour e blockbuster, di avvicinarsi a mondi e film che non avrebbero mai visto normalmente, magari innamorandosi di una storia, perché è di quella che è fatto un film non di divi, che porteranno nel cuore e che, ci si augura, li potrà spingere a maggiori visioni di un certo tipo.

Sara Prian

 


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